Un pò di storia
Sin dall’inizio della sua operatività, il riciclaggio dei conglomerati bituminosi è stato al centro dell’interesse di Amplia Infrastructures. Negli anni ’80 del ventesimo secolo ebbe inizio l’impiego di tecnologie che consentissero il riutilizzo del materiale di risulta delle demolizioni delle pavimentazioni stradali.
In parallelo con i primi riciclaggi a caldo in impianto, negli anni ’80 furono utilizzati i treni di riciclaggio in sito a caldo dei conglomerati bituminosi, denominati ART (Asphalt Recycling Train) sviluppati in collaborazione con Marini S.p.A.
Questi impianti mobili erano in grado di rigenerare direttamente su strada gli strati superficiali della pavimentazione, riutilizzando fino al 95% del materiale esistente.
Con il passare degli anni, il manifestarsi di diffusi problemi di portanza delle pavimentazioni causati dal raggiungimento del fine vita utile degli strati in conglomerato bituminoso, rese necessario sviluppare tecnologie in grado di realizzare i risanamenti profondi delle corsie di marcia. L’idea fu di reimpiegare il più possibile il materiale esistente e fu individuata come tecnologia più promettente il riciclaggio a freddo con emulsioni bituminose modificate.
Allo scopo furono sviluppati e messi in esercizio i treni per il riciclaggio in sito:
Con questa tecnologia vennero realizzati risanamenti degli strati di base e binder, per spessori complessivi fino a circa 30 cm. Dal 2004 al 2011, sono stati realizzati circa 540.000 metri cubi di riciclato a freddo reimpiegando oltre un milione di tonnellate di RAP. Per trasportare tutto questo materiale sarebbero stati necessari circa 40.000 autoarticolati.
In parallelo, negli stessi anni furono messi in esercizio treni di riciclaggio a caldo delle usure drenanti, che utilizzavano riscaldatori speciali in grado di rammollire il conglomerato esistente e di asportarlo senza alterarne la curva granulometrica.
Adottando questa tecnologia furono realizzati circa 900.000 metri quadrati di riciclaggio in sito reimpiegando il materiale esistente al 90%.
In particolare, fu rigenerato tutto il tratto Livorno – Cecina della autostrada A12. Queste tecnologie di riciclaggio “in sito” avevano alla base il convincimento che il trasferimento direttamente sulla strada delle lavorazioni fosse la scelta vincente, in quanto rendeva estremamente flessibile la cantierizzazione, evitava la necessità di allestire insediamenti fissi e diminuiva le incidenze di trasporto.
Le mutate condizioni operative conseguenti alla maggiore attenzione alla mitigazione delle turbative al traffico, ed i vincoli di natura ambientale in termini di diminuzione delle emissioni nocive, hanno di fatto reso inutilizzabili, per le attività di manutenzione delle pavimentazioni, i treni di riciclaggio mobili.
L’evoluzione delle tecnologie di riciclaggio delle pavimentazioni.
Attualmente, in tema di rigenerazione degli strati di pavimentazione e di riutilizzo del RAP, l’orientamento prevalente è di adottare le tecnologie a freddo (con emulsione o bitume schiumato) per gli strati di fondazione e sottobasi, mentre per gli strati legati con bitume a caldo l’obiettivo è di incrementare le percentuali di RAP.
Tecnologie a freddo
Le lavorazioni in sito sono utilizzate per i trattamenti di stabilizzazione delle esistenti fondazioni stradali (sottobasi con bitume schiumato o emulsione bituminosa).
Amplia Infrastructures negli ultimi anni, nell’ambito dei lavori di manutenzione delle pavimentazioni autostradali, ha risanato circa 750 km di corsia utilizzando la tecnologia della stabilizzazione in sito con bitume schiumato.
Per quanto riguarda i veri conglomerati bituminosi a freddo (per base e sottobase), attualmente vengono impiegati impianti semimobili.
Il trasferimento in impianto di produzione del confezionamento ha consentito di migliorare notevolmente la qualità del conglomerato a freddo, in particolare per la possibilità di selezionare e vagliare il RAP, ottimizzando la composizione granulometrica.
Con questa tecnologia negli anni 2010- 2011 è stato realizzato lo strato di base nell’ambito dei lavori di ampliamento alla 3^ corsia della Diramazione Nord della A1 (tratto Fiano Romano – GRA), riutilizzando oltre 200.000 tonnellate di materiale fresato.
Tecnologie a caldo
Su questo tema, i maggiori problemi da risolvere sono costituiti non tanto dalla possibilità tecnica di inserimento in impianto di alti quantitativi di RAP nel conglomerato, quanto dal mantenimento delle prestazioni in particolare in termini di durata e vita utile, e sul rischio del superamento delle emissioni nocive in atmosfera in fase di produzione.
Amplia Infrastructures ha finanziato il progetto ERA allo scopo di trovare conferma su base scientifica alla percezione, frutto di anni di esperienza, che per ottenere risultati soddisfacenti, l’aumento delle percentuali di impiego di RAP nei conglomerati bituminosi deve essere accompagnato da un maggior controllo sulla qualità dei materiali fresati, sull’abbassamento delle temperature di produzione e posa in opera, e da un lavoro di ottimizzazione dei leganti e degli additivi.
I primi risultati ottenuti confermano ampiamente la correttezza della strategia adottata. Complessivamente, con le attuali tecnologie e normative tecniche, Amplia Infrastructures reimpiega mediamente il 20% del peso totale del conglomerato bituminoso prodotto, nell’ordine delle 200.000 tonnellate / anno. Grazie all’intuizione che ha portato a sviluppare il progetto ERA con un congruo anticipo, Amplia Infrastructures è pronta a recepire gli obiettivi di incremento che saranno imposti dalla prossima applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM).